La medicina narrativa

Raffaele Sinno.



L’uomo è un mistero difficile da risolvere. Io voglio cercare di comprendere questo mistero, perché voglio essere uomo. (F. Dostoevskij).

La presente riflessione si pone l’obiettivo di indagare i complessi rapporti tra la comunicazione in ambito medico, e più in generale nel mondo della salute, con un nuovo modello bioetico che è quello della medicina narrativa. Tale sistema nasce come risposta a un’eccessiva burocratizzazione dell’agire professionale e dal fatto che la Medicina Basata sull’Evidenza non riesce a ottenere un dialogo interpersonale operoso. La medicina narrativa, Narrative Based Medicine, è un termine coniato da Rita Charon, e nasce come progetto di prendersi cura di una persona che necessita d’aiuto, e non solo del malato, considerando che ogni storia umana è sempre una "narrazione non convenzionale".  Per raccontarsi è fondamentale che si avvii una comunicazione reale e condivisa, pertanto si può giustamente concordare con il noto aforisma di Heisenberg, secondo cui la comunicazione è di per sé una condizione esistenziale. Nella nostra pratica clinica assistiamo spesso  al silenzio umano, quando si devono informare le persone del loro stato di salute, delle scelte difficili da condividere, dei rapporti non sempre agevoli con le famiglie, e con la società. Tutti gli operatori sono consapevoli delle difficoltà relazionali e di fronte agli allarmi comunicazionali si adoperano le classiche scorciatoie della fuga: un’informazione molto tecnica, ricorrere alla burocratizzazione dei questionari, e infine trasformarsi in quello che ha ben indicato D. J. Rothman, una rete di stranieri al letto del paziente. Per evitare questo fallimento globale la medicina narrativa, e la riflessione bioetica a essa correlata, propone un impianto in cui -non senza errori e difficoltà- il professionista si riappropri di un suo livello relazionale, collaborando attivamente con tutti i professionisti della comunicazione. Si tratta di avviare un capovolgimento rispetto all’attuale idea imperante della relazione tecnica, e accettare un faticoso imperativo della verifica e della riflessione narrativa. Ogni uomo è una storia con le sue particolarità, le sue stratificazioni e cultura, per questo motivo sia l’approccio scientifico a tener conto di questo punto di partenza, e non viceversa il perenne adeguamento acritico a modelli o protocolli che spesso sono percepiti come estranei al personale stile di vita. Tale rivoluzione d’impegno permetterà di motivare con maggiore forza i principi fondamentali dell’agire nel mondo della salute ossia :

  • Diffusione responsabile e condivisa del sapere;

  • Impegno a favore della vita;

  • Comprensione del proprio e altrui limite;

  • Integrità di condotta.

Le difficoltà relazionali dipendono da numerosi fattori. La prima ragione risiede nel fatto si è creata una sedimentazione della disarticolazione tra i piani umani: l’io biologico, quello cognitivo - emozionale, l’io storico e sociale, viaggiano a differenti velocità, e oltre modo i bisogni e le necessità sono spesso tra loro contrastanti e non armonicamente riconducibili in un equilibrio umano. Il dolore oncologico né è un esempio eclatante. Spesso il dolore fisico, ben controllato, non si accompagna a una visione delle ferite psichiche e tanto meno alla loro integrazione nel contesto familiare e sociale della persona portatrice di una neoplasia. Senza dubbio passi fondamentali sono stati eseguiti in questi decenni, grazie agli sforzi delle discipline che studiano e si confrontano con la sofferenza umana, tuttavia l’impegno non è di per sé sufficiente, se non si modifica il modello operazionale.
Narrare le storie non significa fare letteratura,
al contrario avviare una stagione di trasformazione culturale - antropologica. La voce dell’arte medica, per citare il filosofo del linguaggio Bacthin, è di tipo monologica, mentre quella della vita è polifonica e spesso cacofonica. Nella nuova medicina narrativa la comunicazione è uno scambio tra narrazioni profondamente diverse, non un monologo di recitazione, compostamente studiato o analizzato dagli specialisti. Si pone al centro la persona umana, il suo specifico racconto, i suoi silenzi, le sue individuali ricerche, i fallimenti dei suoi tentativi di ascolto. E’ tempo di passare oltre il livello conoscitivo della sofferenza, è necessario interagire accogliendo per accettarsi, passare dal giusto pianto liberatore nei confronti delle negatività, al sorriso che non raccoglie dati e numeri, ma che condivide compartecipa.
Dobbiamo narrare la bellezza della profondità della vita.